LUCE E RIVOLUZIONE, MILANO SI ILLUMINA A GAS, TORNA IL LIBRO DEL MESE

“La nuova illuminazione in Milano: col metodo per preparare il gas e per servirsene esposto all’intelligenza di tutti con tariffe e figure” è l’opera che inaugura il 2025, portandoci a Milano, città protagonista di una storia affascinante legata ai primordi dell’illuminazione cittadina a gas. Milano, insieme a Torino, ha giocato un ruolo centrale nello sviluppo della vita urbana e mondana grazie all’introduzione di questa tecnologia innovativa, come già raccontato in dettaglio qui. Questo libro del mese ci permette di immergerci in un passato illuminante che ha segnato l’evoluzione della città.

Il contesto storico

Siamo nel corso del Lungo Ottocento, così definito dallo storico Eric Hobsbawm, un secolo di profonde trasformazioni che sconvolgono il tessuto sociale, politico, culturale ed economico dell’Europa e del mondo. Questo periodo è segnato dall’ascesa e dalla caduta di Napoleone Bonaparte, seguita dalla Restaurazione, dai moti rivoluzionari e dalla nascita degli stati moderni, tra cui il Regno d’Italia. È l’epoca del Risorgimento, il momento in cui la sete di indipendenza e libertà accende il cuore delle nazioni.

Con la fine dell’era napoleonica e il dominio austriaco sul territorio italiano, svaniscono gli ideali di rinnovamento giunti dalla Francia post-rivoluzionaria. Ma la ribellione non si spegne: dai moti del 1820-21 alle Cinque Giornate di Milano del 1848, fino all’eccidio dei Martiri di Belfiore a Mantova nel 1852, l’Italia vive una stagione di lotte e sacrifici. Questi eventi culminano nel 1861 con l’Unità d’Italia, conquistata attraverso un terzo e decisivo confronto con l’Impero asburgico.

Episodio delle Cinque di Giornate di Milano. Di Baldassare Verazzi (1819-1886) – https://www.flickr.com/photos/archiviovco/7999524777/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4012079

Il contesto culturale

La figura dell’intellettuale si rinnova sulla scia del cambiamento politico: scrittori e artisti sono intrisi di senso civico e lo comunicano. Basti pensare alle Odi civili di Alessandro Manzoni, tra tutte Marzo 1821. Cultura e politica si incrociano nello Zeitgeist: Giuseppe Verdi nel 1842 porta in scena il Nabucco, ricco di metafore contemporanee e con il noto coro degli Ebrei durante l’esilio babilonese, mentre nel 1848, lo Statuto albertino conferma pari diritti per Ebrei e Valdesi, schieratisi apertamente con Mazzini e Garibaldi durante i moti.

Il fermento sociale porta alla sete inestinguibile di informazioni e alla necessità di divulgarle il più possibile, ed ecco nascere nuovi quotidiani e movimenti, tra tutti La giovine Italia di Giuseppe Mazzini, La Nazione di Firenze, il Corriere Adriatico nelle Marche, L’Unione Sarda a Cagliari. L’informazione si muove con i mezzi di trasporto e il motore a vapore si diffonde ovunque. I treni iniziano a correre sbuffando e nel 1847 apre la Stazione Centrale di Milano. Gli italiani si adattano alle innovazioni, tra lo stupore, la frenesia e l’inquietudine, sentimenti ben espressi dal Carducci nei versi conservatori tra i più contestati della Poesia, dove il treno a vapore diventa il “bello e orribile mostro”, un inno che porta in sé un tocco di sentore atavico del male (G. Carducci, A Satana, 1863).

La letteratura si nutre di nuove fantasie: il soprannaturale e l’inafferrabile si fanno strada con gli scritti di Edgar Allan Poe e in capolavori come “Frankenstein o il moderno Prometeo” di Mary Shelley, “Il vampiro” di John Polidori e il dublinese Sheridan Le Fanu con “Carmilla”, un personaggio femminile che è insieme vampira e straniera, omosessuale e atea, ed incarna nuove inesplorate libertà. Nel frattempo, vengono scoperti i canali di Marte dall’astronomo Giovanni Schiaparelli e nelle coscienze inizia a insinuarsi lo spazio, di cui cinema e letteratura faranno ampio uso a partire dal secolo successivo.

Un’immagine della prima officina per la produzione di gas a carbone di Milano, in zona Porta Lodovica. Illustrazione tratta dal libro “Il gas e Milano”, pubblicato intorno al 1968 dalla società Montecatini Edison: una copia è custodita nella biblioteca di Heritage Lab.

La nuova illuminazione in Milano

Il 1844 segna la pubblicazione dell’opuscolo che pubblichiamo, in un contesto, quello milanese di metà Ottocento, che è effervescente e ricco di novità tecnologiche per la città. Nel giugno 1843, l’Amministrazione Comunale aveva infatti concesso l’appalto per l’illuminazione pubblica a gas alla società dell’ingegner Achille Guillard di Parigi. La società aveva ottenuto la facoltà di costruire uno stabilimento di produzione, compreso un gasometro da 1850 metri cubi, a San Celso, appena fuori Porta Lodovica.

L’autore dell’opera è Isidoro Calderini, chimico, farmacista ed entusiasta sostenitore della tecnologia del gas. Si trovano poche notizie su di lui, un uomo di scienza che, come molti suoi contemporanei, è testimone delle meraviglie e delle paure del suo tempo. Con passione, Calderini compila un opuscolo divulgativo e propagandistico, volto a sciogliere le resistenze verso la nuova il gas manifatturato, documentandone la scienza e la metodologia, con piani per l’illuminazione del gas a Milano e grafici dei costi. Le tavole raffigurano la disposizione dell’illuminazione all’interno della città e illustrano anche la tipologia dei becchi, ovvero degli ugelli sui quali danzerà la fiammella.

Fotografia della Galleria Vittorio Emanuele II pochi anni dopo l’inaugurazione (1867). Di sconosciuto – Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=6197466.

In poche pagine, l’autore stende una descrizione semplice e chiara della tecnologia del gas manifatturato e del suo funzionamento. Il gasometro, spiega l’autore, ha un coperchio a volta: più gas arriva, più la volta sale su. Il gasometro è, in effetti, la camera d’attesa del gas: “sostanza sia semplice che composta” […] “trasparente ed invisibile, non che notabilmente elastica, compressibile e permanente all’ordinaria temperatura”.

A Milano, al momento della stesura dell’opuscolo, è dunque in costruzione il primo gasometro cittadino di Porta Lodovica, che viene inaugurato poi nel 1845. Di questo gasometro scrive Isidoro Calderini, avvertendo che però ne sarebbero serviti tre. Nel corso del testo, l’autore cerca di tranquillizzare il lettore, che immagina sorpreso e titubante nei confronti della nuova tecnologia per il pericolo di possibili esplosioni. Il gas, spiega Calderini, si accende solo in presenza d’aria, assente nei tubi che lo trasportano. Tali tubi, inoltre, sono interrati abbastanza da non subire shock termici e sono intonacati dentro e bitumati all’esterno per garantire il flusso del gas fino ai becchi.

Inserto dell’opuscolo con lampade per illuminazione pubblica e privata a Milano.

In quanto all’ambiente domestico, non si corre alcun pericolo, continua il divulgatore, basta il buon senso. Vero è che “I giornali di Parigi parlarono qualche volta di accensioni avvenute nei caffè”, ma “per l’inavvertenza degli inservienti, che non si davano la pena di chiudere la sera i robinetti dei becchi”. Risultato di un errore umano, dunque, che può essere scongiurato chiudendo l’apposita manopola la sera prima di andare a dormire, con la cura di seguire alcuni comportamenti indicati in un libretto delle istruzioni fornito con le lampade e con l’intervento di un operatore addetto alla chiusura del rubinetto di sicurezza posto all’esterno degli edifici.

L’autore non si limita a una presentazione superficiale della tecnologia, ma si addentra a spiegare come sono gli altiforni, descrivendo il portico lungo più di cento metri che serve a conservare il carbon fossile prima della lavorazione, le storte, il depuratore e tutto il flusso del gas sempre più raffinato, menzionando anche i prodotti di scarto e il loro reimpiego.

Frontespizio di Uno scherzo sulla nuova illuminazione a gas in Milano, di Leopoldo Barzaghi.

Un altro opuscolo della nostra Biblioteca, pubblicato nel 1848, colpisce la nostra attenzione. Porta quasi lo stesso titolo del pamphlet di Calderini, ma è scritto in versi, in vernacolo milanese. Si tratta di “Uno scherzo sulla nuova illuminazione a gas in Milano” di Leopoldo Barzaghi, un’opera poetica che ironicamente racconta l’arrivo del gas:

Paris, Turin, Londra, Venezia insemma
Che gh’han avuu el regâl prima de tì
De sta roba inscì bella, de sta gemma,
Sdegnaven de parlatt, disend inscì:
– Va via Milan, orbonna, sanza gass
Te see pêg che la pell d’on ananass.