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BIANUCCI, Piero

Il furto si chiama "scientometria"

E' la disciplina che misura la produttività dei ricercatori. negli Stati Uniti ci si basa sulle sue indicazioni per decidere le politiche degli investimenti. L'Italia, intanto, punta su cinque settori strategici per ridurre il gap nella produzione scientifica ; Impresa e ricerca

anno: 1992, XXIV, n. 3, pp. 4 - 9

data di pubblicazione: 07.1992 - 09.1992

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descrizione

La scienza viene presentata come disciplina emergente che misura la produttività ei progressi della ricerca scientifica, fondamentale nei paesi avanzati per orientare le politiche d'investimento. In Italia manca ancora un approccio sistematico e quantitativo, con investimenti insufficienti e una distribuzione squilibrata tra Nord e Sud, pubblico e privato, ricerca universitaria e industriale, e tra ricerca di base e applicata. Il governo ha varato un Piano triennale per la ricerca scientifica, basato su uno studio del 1988, ma finora non ha raggiunto gli obiettivi previsti in termini di quota del PIL destinata alla ricerca e numero di ricercatori, proponendo quindi un avanzamento progressivo e molto dilazionato, con incrementi significativi nei finanziamenti pubblici solo a partire dal 2002. La ricerca in Italia è strutturata con la ricerca di base prevalente nelle università, la ricerca applicata negli enti pubblici e lo sviluppo nell'industria, ma manca una collaborazione concreta tra questi poli, soprattutto tra università e industria, contrariamente a quanto avviene in paesi come gli Stati Uniti, dove questo raccordo accelera l'applicazione pratica dei risultati. La qualità della ricerca si valuta tramite brevetti internazionali e, soprattutto, in base all'impatto scientifico misurato dal numero di citazioni per pubblicazione su riviste internazionali: l'Italia si posiziona modestamente a livello mondiale, concentrandosi in settori come fisica particellare e chimica ma risultando carente in aree strategiche quali elettronica e biotecnologie. Gli investimenti sono fortemente squilibrati a livello territoriale, concentrati al Centro-Nord con risorse limitate per il Mezzogiorno. Il Piano indica cinque settori strategici su cui puntare: tecnologie spaziali, nuovi materiali, tecnologie dell'informazione, biotecnologie e tecnologie energetiche, con particolare attenzione alla fusione nucleare. La capacità dell'Italia di mantenersi tra le grandi potenze economiche dipenderà dalla sua capacità di sviluppare e sostenere la ricerca scientifica nei laboratori, considera il cuore del futuro tecnologico e industriale del Paese.

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BIANUCCI, Piero (autore)

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